Diabete: quando la comunicazione scientifica sbaglia
Quotidianosanità.it pubblica un articolo dal titolo ambiguo, che mette in luce il difficile rapporto tra scienza e comunicazione scientifica.
Nutricity che opera nella ricerca direttamente applicata così come nel difficile campo della comunicazione e informazione scientifica (clinica, nutrizionale e più genericamente legata a tutte le questioni legali, politiche ed economiche legate al mondo del cibo e della nutrizione), ha ritenuto opportuno soffermarsi e condividere una riflessione sul tema proposto nell'articolo.
Vi riportiamo qui uno stralcio dell'articolo che vi invitiamo a leggere seguendo il link:
Diabete. Proteggersi con un mix di dieta mediterranea e povera di carboidrati
La dieta mediterranea combinata alle diete con carboidrati a basso carico glicemico proteggono dal diabete di tipo 2. La dimostrazione in uno studio condotto dall’Istituto ‘Mario Negri’ su 22.295 persone seguite per 11 anni.
30 SET - La dieta mediterranea e le diete povere di carboidrati possono proteggere dal diabete di tipo 2. Lo dimostra uno studio condotto dai ricercatori del dipartimento di Epidemiologia dell’IRCCS - Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, diretto da Carlo La Vecchia, e pubblicato in Diabetologia, la rivista scientifica dell’European Association for The Study of Diabetes (EASD).
Gli autori hanno analizzato i dati di 22.295 partecipanti alla coorte greca dello studio European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition (EPIC), tuttora in corso, diretto da Antonia Trichopoulou. Dopo essere stati seguiti attivamente per 11 anni, si sono verificati 2.330 casi di diabete di tipo 2. Le informazioni sui consumi alimentari, raccolte tramite questionario, hanno permesso ai ricercatori di definire per ogni soggetto un punteggio da 0 a 10 che stima l’aderenza alla dieta mediterranea (DM) e un punteggio che misura i carboidrati disponibili nella dieta in termini di carico glicemico (GL).
Gli individui che avevano un punteggio di dieta mediterranea sopra a 6 avevano un rischio di diabete ridotto del 12% rispetto a chi aveva un punteggio minore di 4, e coloro che erano nel livello più alto di GL avevano un rischio aumentato del 21% rispetto a chi era nel livello più basso. Inoltre, una dieta che combinava aderenza alla DM e basso GL riduceva il rischio di diabete del 20%. continua a leggere
LA VERSIONE DI NUTRICITY
Questo articolo, al di là dei contenuti scientifici molto interessanti relativi all’efficacia della dieta mediterranea nella prevenzione del Diabete Mellito di tipo 2, dimostra come una comunicazione non appropriata possa distorcere il dato scientifico e possa indurre a commettere errori comportamentali nella nostra alimentazione.
Nel lavoro presentato nell'articolo si valuta infatti l’aderenza alla dieta mediterranea e al “carico glicemico”(Glycemic Load:GL).
Come è ormai noto il carico glicemico è dato dalla quantità di carboidrati disponibili moltiplicato per l’indice glicemico di ciascun alimento che viene consumato. Durante la giornata esistono quindi carichi glicemici diversi a seconda dei pasti e degli alimenti consumati.
Bastano infatti anche pochi carboidrati ad alto indice glicemico a determinare un carico glicemico superiore a quello di quantità maggiori di carboidrati a basso indice glicemico.
In altre parole basso carico glicemico non significa sic e simpliciter basso contenuto di carboidrati.
Quindi diete a basso carico glicemico non significano diete povere in carboidrati.
D’altro canto la dieta mediterranea, così come viene rappresentata nella sua tipologia più efficace (come dimostrato dal Seven Country Study), cioè la dieta Cretese, non è povera di carboidrati ma semplicemente più ricca in grassi monoinsaturi derivanti dall’olio di oliva. Nell’articolo che riporta i risultati dello studio svolto al Mario Negri il titolo e la prima parte dell’articolo sembrano invece informare il lettore che una dieta povera di carboidrati protegge dall’insorgenza del Diabete di Tipo 2.
Sulla base di quanto esposto in precedenza questo non solo non è esatto, ma può indurre il lettore distratto ad adottare comportamenti alimentari scorretti preferendo magari diete iperproteiche o iperlipidiche (da noi non certamente legate all’olio di oliva ma verosimilmente all’aumento dei grassi che spesso si associano alle proteine negli alimenti), fra l’altro molto di moda al giorno d’oggi, ignorando il reale messaggio dello studio e incrementando il rischio di patologie associate alla malattia diabetica quali le malattie cardiovascolari.
Il comitato scientifico di Nutricity