Alimentazione e condizioni ambientali incidono sui geni
In una recente intervista pubblicata sul settimanale Donna di Repubblica, il prof. David Charles Baulcombe, genetista botanico a Cambridge e presidente della Royal Society è tornato a ripetere quanto va affermando da anni a seguito dei propri studi sulle piante che gli hanno valso numerosi premi e una candidatura al Nobel per la medicina nel 200: "siamo ciò che viviamo", che tradotto in termini più scientifici sarebbe a dire che il patrimonio genetico (DNA non è una struttura assolutamente immutabile, ma risente di influssi esterni, da qualcosa che si aggiunge ai nostri geni, altre cellule. Questa è quella che viene chiamata EPIGENETICA.
Un esempio di quanto affermato può essere offerto dal momento riproduttivo nella specie umana: l'epigenetica spiega che nella riproduzione il DNA dei genitori viene "copiato" e ricombinato nel DNA del figlio, ma insieme al "codice genetico" possono essere trasmesse ai figli anche una serie di ulteriori molecole che si sono "legate" al DNA del genitore e che potranno rivelare modifiche sorprendenti o inaspettate nella generazione che sta venendo al mondo.
Focalizzando l'attenzione sull'alimentazione si può riportare l'esempio citato dal prof. Baulcombe, relativo agli effetti di una gravissima carestia su una popolazione, che si sono tradotti in una riduzione della statura della progenie, trasmessa geneticamente per via maschile.