Italiani longevi. davanti solo il Giappone. Merito della dieta mediterranea
Viviamo in media 81 anni e davanti a noi c'è solo il Giappone che arriva a 83.
Una differenza abissale rispetto a paesi come lo Zambia, la Sierra Leone o l'Afganistan dove la speranza di vita si aggira sui 40 anni, o rispetto allo Swaziland dove oltre il 50% della popolazione non arriva ai 40 anni.
Sono i dati che emergono dall'imponente "Global Burden of Disease", uno studio condotto da diverse università e istituti americani ed europei avviato nel 2010 e pubblicato nel dicembre scorso dalla prestigiosissima rivista di medicina "The Lancet".
Si tratta di uno studio condotto a campione su quasi tutti gli stati del pianeta, ben 187, che considera i cambiamenti nello stato di salute delle popolazioni nei vent'anni tra il 1990 e il 2010.
Si evincono dati interessanti, come ad esempio che le principali cause di morte nel pianeta rimangono le malattie infettive e la malnutrizione, ma queste sono scese considerevolmente passando a rappresentare da un terzo ad un quarto delle cause di decesso. Mentre crescono vistosamente altri fattori come incidenti nei casi di morte: fumo e stili di vita errati, pressione e problemi cardiovascolari.
Dallo studio, diviso in "schede paese" si scoprono alcuni fattori interessanti: Italiani sì secondi nella classifica della speranza di vita, ma sesti nell'indice YLD (anni vissuti con disabilità), insomma, c'è chi sta meglio di noi ma ce la passiamo bene.
Le malattie considerate potenzialmente causa di morte prematura sono in buona misura da ascrivere a comportamenti alimentari scorretti, sintomo che la "dieta mediterranea" simbolo del "Bel Paese" è in parte venuta meno negli anni per via dei mutamenti socio-economici, pur essendo complessivamente migliorata l'alimentazione degli italiani.
Gli inglesi e gli americani, riferiscono numerosi quotidiani (tra cui La Repubblica e La Stampa), non hanno aspettato un minuto di più e hanno coinvolto l'Istituto Superiore di Sanità per vederci chiaro sulle ragioni di una differenza così marcata nell'aspettativa di vita tra i l'Italia e i loro paesi, a fronte di comportamenti sanitari irresponsabili degli italiani che figurano ancora come "buoni bevitori e grandi fumatori".
La risposta sembra essere tutta contenuta nella dieta, quella mediterranea, e nei benefici che essa apporta, ma anche nei comportamenti alimentari: per esempio l'abitudine di bere vino al pasto tipica dell'Italia risulterebbe molto meno dannosa della moda diffusa nelle metropoli anglosassoni del "binge drinking", bere tanto e rapidamente possibilmente fuori pasto per ravvivare le serate.