La Cina protegge la sua Cucina Tradizionale
Anche la corsa a proteggere le proprie identitàculinarie si è fatta globale.
Giampaolo Visetti su La Repubblica del 13 maggio scorso, racconta della bizzaria di una Cina che si rivolge all'Unesco per ottenere il riconoscimento di alcune pietanze tipiche come patrimonio mondiale dell'umanità.
Stiamo parlando di tutti quei cibi venduti dagli ambulanti, vero e proprio street food che può vantare una millenaria tradizione culinaria ma che oggi appare minacciato dall'avanzata dei fast-food.
E' una lunga lista quella che l'Amministrazione municipale di Pechino ha depositato in forma di richiesta presso gli Uffici dell'Unesco: si va dai celebri bastoncini di riso ripieni ai cavallucci marini e scorpioni allo spiedo, passando per i bachi da seta marinati e lo stufato di cane glassato.
Non mancano nemmeno i pipistrelli, che fritti vengono venduti a prezzi stracciati come vera prelibatezza. Il tutto si concentra principalmente nei pochi hutong (quartieri tradizionali di case raddossate con i tetti a pagoda) di Pechino, dove chef improvvisati, fuggiti alla fame delle campagne o alle miserie di province abbandonate ad uno sviluppo economico senza regole, cucinano quel piatto che in alcuni casi ha rappresentato l'incubo di una dieta alimentare monotematica, in altri casi inventata sul momento pur di vendere qualcosa.