Quando lo Stato fa il Pecorino in Romania
Se il finto made in Italy sottrae risorse ai produttori e alle casse dello Statol'idea che a taroccare pecorini, ricotte e mozzarelle, a fare concorrenza alla galassia delle tipicità italiane sfruttando il buon nome dell’Italia ma utilizzando materia prima straniera, siae proprio lo Stato italiano insieme ai maggiori produttori italiani di Pecorino sardo pone una seria questione sulla produzione agroalimentare italiana.
Tutto nasce grazie o per colpa di Simest (la società finanziaria del governo italiano che finanzia l'internazionalizzazione delle imprese) che insieme con Lactitalia, proprietà al 70% dei produttori sardi fratelli Pinna, ha utilizzato latte proveniente da Ungheria e Romania per la produzione di formaggi tipici della "tradizione italiana".
“Per voi abbiamo intrecciato il latte romeno alla tradizione e alla tecnologia italiana”, si legge sul sito di Lactitalia. “Da questo abbinamento abbiamo fatto ciò che noi sappiamo fare di meglio: formaggi con passione”.
Tutti prodotti che poi vengono commercializzati nei mercati USA e UE dal marchio Dolce Vita (più Italian sounding di così!) e romeno dalla società Gura de Rai.
Si pone quindi un dilemma, commenta Il Corriere della Sera: sposare la linea dura di Coldiretti in difesa di tutte le tipicità, anche quelle non protette dai marchi Dop e Igp? O la linea più morbida di Confagricoltura (difendere solo la crème riconosciuta delle tipicità)?
Il giusto commento finale: in fondo basterebbe un’etichetta più loquace in materia di tracciabilità, che dia al consumatore la possibilità di dire l’ultima parola, scegliendo un prodotto anche in base alla provenienza delle sue materie prime.
Fonte Articolo: Corriere della Sera